Nel perpetuo movimento delle strade di Tokyo, una figura scivolava sul marciapiede.

Non era alta, il fisico sottile nascosto sotto un paio di jeans chiari e una enorme felpa nera che le sfiorava la metà delle cosce.

I capelli castani, tinti di bianco sulle punte, toccavano le spalle, incorniciando il viso dai tratti delicati, senza l’ombra del trucco a nascondere le occhiaie ed il lieve pallore.

Mentre gli occhi dal tipico taglio orientale guizzavano attenti sul percorso da seguire, Hikari correva tra la folla, facendo lo slalom tra tutta quella gente.

Era una sedicenne normale per quel che la riguardava, ma tutti, soprattutto le signore più anziane, continuavano a ripeterle che avrebbe dovuto mettersi le gonne, farsi crescere i capelli, innamorasi di un ragazo alto, bello, promettente. Diamine che strazio!

Hikari pensava che fossero tutte convinzoni assurde.

Lei era diversa: amava i vieogiochi, leggeva più fumetti e libri per ragazzi che per ragazze, ed aveva un sacco di amici e amiche, ma non le interessava innamorarsi.

Eppure gli adulti persistevano a tentare di convincerla a cambiare.

Insomma, qualche bel problema lo aveva anche lei, ma non si lamentava.

In fin dei conti… non sarebbe rimasta a lungo a tiro dei suoi parenti ostinati. Presto sarebbe partita per l’Italia per ricontrare un amico che si era trasferito l’anno prima per il lavoro di suo padre, lasciando lei e il resto del gruppo con una promessa: entro un anno sarebbero stati tutti in Italia.

Ormai mancavano tre giorni allo scadere dell’anno e nessuno aveva ancora detto niente a proposito del viaggio, ma Hikari aveva i suoi piani.

Lei era fatta così, abbastanza cresciuta per conoscere le regole, troppo bambina per rispettarle.

Abbastanza cresciuta per sapere che nella vita tutto è difficile, ma troppo bambina per dimenticare che nulla è impossibile.

Laila Lanaro, 3^ D, Monteviale