Giovedì 31 gennaio, all’ Auditorium “Falcone e Borsellino” del nostro Istituto, abbiamo accolto con entusiasmo un famosissimo cantante, Sasha Torrisi, con il pianista Pino Vendramin e il chitarrista Lorenzo Miatto.

Noi “giornalisti”, seduti in prima fila, insieme a tutte le altre classi. Ad un certo punto… BUIO!

E pian piano l’atmosfera si illumina con dei fari colorati…                                                            

La nostra amatissima professoressa di musica, Claudia Tagliaferro, che ha organizzato il tutto, sale sul palco un po’ agitata ma orgogliosa di ciò che è riuscita a fare. Dopo un discorso commuovente presenta a tutti Sasha Torrisi che successivamente canterà le canzoni di Lucio Battisti. In seguito a un lungo e caloroso applauso, entra Sasha Torrisi presentandosi e parlando di Lucio Battisti.                                                                  

Tra le mani aveva una chitarra acustica marrone e nera.

Applausi… Sasha inizia a cantare e suonare “Sì viaggiare” facendoci battere a ritmo di musica le mani.                                                                                                         La chitarra era accompagnata da un basso e due tastiere .                                                                        

La successiva canzone fu portata, da Lucio Battisti, nel 1968 a Sanremo. Sasha ci invita a cantare con lui, “Un’avventura”, cantandola a squarciagola e dicendo una parola chiave: INNAMORATO!                                                          Dopo questa canzone siamo saliti sul palco, con molta ansia e batticuore, a fare delle domande.

Come mai ha deciso di cantare ai giovani le canzoni di Lucio Battisti?

Perché purtroppo la gente della nostra generazione spesso si dimentica l’importanza e il successo della musica italiana.

La musica italiana tra gli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80 ha realizzato tantissime canzoni molto belle, interessanti e ricche di contenuti.

Per questo mi piace portare avanti la mia carriera, le mie canzoni e la mia storia artistica, però allo stesso portando in giro questo mio omaggio a Lucio Battisti, per far sì che il pubblico non si dimentichi.

I più giovani così conoscono una musica diversa, che può dare tanto o meglio: permettere di capire tante cose, che accadono oggi nella musica, partendo dalle origini.

Alla risposta di questa domanda lui non era preoccupato e aveva un sorriso stampato in faccia.

Allora li chiedemmo anche: che emozioni prova quando canta le canzoni di Lucio Battisti?

Le emozioni che provo sono immense, perché le sue canzoni sono delle opere d’arte; da un punto di vista musicale approcciarsi a questi pezzi è stato difficile, perché non sono semplici né da suonare né da cantare.

Battisti aveva una voce molto particolare, molto acuta e non bellissima.

È importante interpretare le sue canzoni ed è fantastico quando si riesce a coinvolgere il pubblico; è bello vedere nelle canzoni più emozionanti scendere delle lacrime. Questo è bellissimo e succede anche con le mie canzoni.

Quelle di Battisti cerco di interpretarle a mio modo ma sono sempre canzoni scritte da altre persone.

È più appagante dare delle emozioni con le canzoni scritte da me.

Subito dopo l’intervista ha iniziato a cantare: prima “Una giornata uggiosa” e poi , per finire “Non è Francesca”. Per noi questo “concerto” è stato favoloso, ringraziamo la prof.ssa Tagliaferro e soprattutto Sasha Torrisi per la sua disponibilità e per la sua pazienza.

La settimana successiva, mercoledì 6 febbraio, abbiamo fatto un’intervista ad Alberto Ferro, un ragazzo di 23 anni che è diventato un famoso pianista a livello mondiale.  Ci siamo salutati con una stretta di mano e si è brevemente presentato. Eravamo molto emozionati e ansiosi.

Il nostro compagno di classe, Andrea., ha fatto la prima domanda e ha chiesto come è nata la sua passione per il pianoforte. Lui ha risposto che è nata in maniera “naturale” ,perché sua madre lo suonava e ha iniziato per gioco a soli tre anni. Noi siamo rimasti sorpresi.

Abbiamo chiesto se la sua passione e il suo sogno è sempre stato quello di essere un pianista. Alberto Ferro ci ha subito detto che potevamo dargli del tu, ridendo. Poi ha risposto dicendo che ha sempre gradito la musica ma non aveva mai pensato di diventare un musicista, con il conservatorio, poi, ha preso la via giusta in tre anni circa.

Poi abbiamo chiesto quale concerto o partecipazione ricorda con più soddisfazione.

Lui ci ha subito corretto dicendo che concerti e partecipazione sono due cose diverse.

Comunque, ricorda con più soddisfazione il concerto al conservatorio di Milano il 2 febbraio 2017 e, invece,  come competizione, quella di Bonn.

Era molto impegnato, faceva 4 prove in una settimana e ci vuole concentrazione al massimo per affrontare lo stress.

Eravamo molto interessati e sorpresi.

Michele gli chiese quali fossero i pregi e i difetti del suo lavoro: all’inizio ci ha detto che riconosceva solo pregi: tutte le soddisfazioni e l’applauso del pubblico gli riempie il cuore.

Poi si rese conto che c’era un difetto, oltre alla mancanza di casa: si sta sempre seduti.

Eravamo molto incuriositi dal fatto che riusciva a suonare senza spartiti e gli abbiamo chiesto come si facesse.

Lui ci ha detto che è una cosa soggettiva e frutto di tanto studio.

Ci ha spiegato che esiste la memoria uditiva con la quale riesce a riconoscere le note e gli accordi.

Ci ha poi detto che è fondamentale suonare “col cuore”.

Un altro nostro compagno, Michele, gli ha fatto l’ultima domanda chiedendo se c’è una persona in particolare alla quale dedica le sue esibizioni. Lui ha detto che dedica tutto al suo maestro e ai suoi genitori.Ci teniamo a ringraziare il pianista Alberto Ferro per la sua cortesia e disponibilità.

 

Classe 3^B –  “Ungaretti”, Costabissara