Adi, un ragazzo indonesiano, aveva da poco varcato la soglia dell’adolescenza. Il suo corpo era cresciuto esageratamente negli ultimi tempi e a quattordici anni aveva già la statura di un uomo adulto. Viveva in un piccolo borgo di campagna. Suo padre possedeva un poderetto che gli permetteva a mala pena di sfamare la famiglia. Sua madre invece si occupava di lui e dei suoi due fratelli minori: Agung e Buana. In paese erano tutti contadini. La situazione economica della famiglia era precaria e quando giunse una terribile carestia, la loro vita peggiorò ulteriormente, tanto che suo padre fu costretto a chiedere sempre più prestiti per riuscire a sfamare la famiglia. Con grande fatica superarono quell’anno, ma si accumularono un debito altissimo. I suoi genitori non sapevano cosa fare per  onorare i debiti e visto che le richieste e le minacce erano sempre più pressanti decisero vendere alcuni dei loro figli a un’azienda locale che riceveva in appalto da grandi multinazionali la produzione industriale di scarpe da esportazione. Il giorno della partenza dissero loro che avrebbero fatto una vacanza al mare. Tutti salirono in auto festanti. Dopo un lungo viaggio giunsero davanti ad un enorme edificio senza finestre, dove trascorsero la notte. Il mattino seguente Adi si rese conto che i suoi genitori non c’erano più.

Le macchine erano ancora parcheggiate nel piazzale, ma l’edificio era vuoto, le porte aperte. Buana era agitata:”Avete trovato qualcuno?”

-No. E te?

-Nemmeno.

-Dove sono? Adi aveva il fiatone. Guardò dalla finestra, gli parve per un momento di vedere una lacrima scendere dalla guancia di sua madre. Gli altri ragazzi allora lo chiamarono, ma quando si girò nuovamente non era rimasto che una nuvola di polvere e il rumore del motore di quel ferro vecchio che andava scemando.

All’improvviso due uomini in giacca e cravatta spalancarono la porta, gli presero e gli caricarono in un furgone verso la periferia di Giacarta. Lungo il tragitto regnava un silenzio di tomba.

Ad un certo punto uno dei due uomini aprì bocca:”Per sopravvivere vi basterà eseguire tutto ciò che i vostri superiori vi ordineranno…”

Adi capì subito dove li avrebbero portati; pianse e gli supplicò di riportarli indietro, allora l’uomo gli diede un ceffone:”Ormai devi lasciarti tutto alle spalle…”

Adi sapeva che non sarebbe riuscito a sopportare ciò che avrebbe dovuto affrontare quando sarebbe giunto a destinazione; se pur cresciuto fisicamente rimaneva infatti pur sempre un ragazzino. Quando arrivarono incominciarono subito a lavorare.

Il primo periodo fu terribile:i tre fratelli non erano abituati a tutto quello sforzo fisico, ma la cosa peggiore è che avevano ancora speranza, speranza di poter tornare a casa, di poter riabbracciare la loro madre e di riportare tutto alla normalità.

Dopo un anno di fatica in quella “prigione”, non guadagnando quasi niente, capirono che non sarebbero mai riusciti a saldare il debito; decisero dunque di tentare la fuga. Dopo aver pianificato un progetto abbastanza accurato decisero di agire nelle ore di punta quando le guardie si davano il cambio e gli altri ragazzi si radunavano in cortile per il pranzo.

Non era troppo complesso, gli sarebbe bastato varcare il cancello da un pertugio che avevano scavato in precedenza e che avevano coperto con dell’erba secca in modo che nessuno ci facesse caso.

Al momento d’agire tuttavia qualcosa andò storto, Adi si stava calando nel cunicolo quando un proiettile gli squarciò il ventre. Gli parve di vedere sua madre che lo chiamava, quando si incontrarono lo abbracciò e gli disse:”Ti prego perdonami!”

Ad un tratto cadde, era tutto buio, le urla dei fratelli scomparvero, una voce flebile risuonava:

“Sì mamma, ti perdono…”